OMBRE DIGITALI

Ombre Digitali è il mio primo romanzo i cui editing, correzione e copertina sono passati attraverso una casa editrice, la Lupi Editore. Partecipando come inedito a un concorso della stessa, ha ottenuto una Menzione d’Onore con conseguente proposta di pubblicazione. I miei romanzi si potrebbero definire brevi, eccetto uno, La Zona Grigia (pag.116), che sempre attraverso un concorso, non essendo inedito presto verrà ripubblicato da un’altra casa editrice, la GDS Edizioni, del gruppo GPM. Qui di seguito un estratto di Ombre Digitali
(link):


MILANO

Pioveva da ore, e Milano sembrava trattenere il respiro sotto un cielo basso e grigio.

I vetri del tram riflettevano luci sfocate, segnali luminosi, facciate opache.

Lorenzo sedeva in fondo alla carrozza quasi vuota, la spalla appoggiata al finestrino, gli occhi puntati verso la città che conosceva fin troppo bene.

Da due anni aveva lasciato l’Agenzia.

Due anni esatti da quell’ultima missione in Armenia, che gli era costata una squadra, un amico, e una parte di sé.

Il telefono vibrò nella tasca interna del suo cappotto.

Numero sconosciuto.

Nessun prefisso.

Rispose senza parlare.

«Hai cinque minuti per scomparire, Lorenzo» disse una voce maschile, tagliente, familiare.

«Icaro è volato via»

Silenzio.

«Lo stanno cercando tutti, ma prima troveranno te»

La linea cadde.

Lorenzo rimase immobile.

Icaro.

Era un nome che non sentiva da anni.

Un progetto abortito.

Teoria pura, secondo l’ultima versione ufficiale.

Ma se qualcuno lo stava cercando, e se il suo nome era ancora nei file interni, allora anche lui era una variabile ancora attiva.

Il tram si fermò a Cordusio.

Uscì senza voltarsi, le mani in tasca, il cuore che cominciava a battere a un ritmo che non aveva mai dimenticato: quello del pericolo.

BEIRUT

La notte a Beirut aveva un odore che Lorenzo non dimenticava mai: polvere da sparo, umidità, caffè bruciato.

Aveva incontrato Claire Moreau nel pieno di un’operazione disastrosa, in una casa sicura che tanto sicura non era.

Il primo scambio di sguardi fu dietro una barricata, con le mani sporche e l’orecchio incollato a una radio che gracchiava nomi in codice.

«Sei Avesani?» chiese.

«Dipende da chi lo chiede»

Lei sorrise, tirando fuori una chiave USB da una tasca nascosta del giubbotto.

«La tua unica via d’uscita»

Quella notte, mentre le luci dei droni americani illuminavano i tetti e le radio arabe sparavano musica pop a volume alto per coprire gli spari lontani, Claire e Lorenzo parlarono a bassa voce sul tetto semi-bombardato di un hotel.

Non era solo una collaborazione.

Era qualcosa di più.

La prima volta che lei gli parlò del progetto Icaro, lo fece mentre fumava lentamente, guardando il cielo.

«Non è solo un algoritmo, è un acceleratore, prende le decisioni migliori, più veloci, più crudeli, e poi le rende umane, giustificabili, è una bugia perfetta»

«Chi l’ha scritto?» chiese lui.

Claire si voltò.

«Tu non vuoi saperlo»

Ma Lorenzo aveva già capito.

Lei ne sapeva più di quanto dicesse.

E sapeva che lui, se avesse voluto, avrebbe potuto fermarla.

O seguirla.

Alla fine non fece nessuna delle due cose.

Sparì.

Claire tornò a Parigi.

Lui all’Agenzia.

Si rividero solo ora, a Istanbul.

Con Icaro tornato a galla.

ISTANBUL

Il cielo sopra Istanbul era denso di nubi e promesse non mantenute.

Il vento del Bosforo portava con sé l’odore salmastro del mare, mischiato a spezie e gasolio.

Lorenzo Avesani attraversò il mercato del quartiere di Karaköy con passo sicuro, ma ogni fibra del suo corpo era in allerta.

Aveva ricevuto le coordinate in una mail cifrata, recapitatagli tramite un vecchio canale della rete Orfeo, dismessa da anni.

Il mittente non si era firmato, ma lui sapeva chi lo aspettava.

Entrò nel locale segnato: una sala da tè al piano superiore di un edificio sbrecciato, con tappeti stesi sulle pareti e sedie basse in legno scuro.

Il rumore della strada si attutiva appena oltre la porta.

Una donna sedeva al tavolo in fondo, spalle alla parete, sguardo rivolto verso l’ingresso.

Era cambiata, ma non abbastanza da non essere riconosciuta.

Claire Moreau.

Giacca beige di taglio francese, sciarpa grigia annodata con noncuranza e quegli occhi limpidi e taglienti come vetro infranto.

«Lorenzo Avesani» disse lei, senza alzarsi.

«Pensavo fossi morta a Damasco» un accenno di sorriso le sfiorò le labbra.

«Lo pensavano in molti, ho lasciato che lo credessero»

Silenzio.

Una cameriera posò due tazze di çay senza dire una parola.

Claire lo fissava.

«Icaro è vivo, e ha cambiato padrone» disse.

Lorenzo serrò la mascella.

«Come fai a saperlo?»

«Perché ho visto una traccia, un frammento del codice mimetizzato dentro una patch di sicurezza caricata su un server a Lione. E perché ho visto chi l’ha caricato»

«Chi?»

Claire abbassò la voce.

«Non so il nome, ma lo chiamano il custode, lavora per un’entità che non risponde a nessun governo, né russa, né americana, né europea»

Lorenzo si appoggiò allo schienale, lentamente.

Il rumore di un muezzin in lontananza scandiva il tempo.

«Serve un team» disse.

«E un piano»

«No» rispose Claire.

«Serve qualcosa che tu hai e io non ho, una memoria selettiva e il coraggio di affrontare ciò che abbiamo fatto per creare Icaro»

Lo fissò.

Lorenzo si rese conto che non sarebbe bastato trovare chi aveva preso il software.

Avrebbe dovuto ripercorrere ogni passaggio, ogni ombra, affrontare chi l’aveva spinto a chiudere con tutto.

E Claire, evidentemente, era una parte di quel passato che non era mai veramente sepolto.

ZURIGO

Il volo da Istanbul fu breve, il silenzio tra loro più lungo.

Zurigo li accolse con il suo ordine gelido.

Le luci pulite, le strade vuote, l’efficienza che sa di controllo.

Claire guidava un’auto a noleggio, mentre Lorenzo osservava fuori dal finestrino, già proiettato alla missione.

L’obiettivo era Mélanie Roussel, analista senior della Helvetia Global Bank.

Ufficialmente si occupava di sicurezza informatica.

Ufficiosamente, analizzava flussi di dati sospetti per conto di soggetti che non comparivano in alcun registro.

Claire la conosceva.

«Era una stagista brillante, poi ha capito che per sopravvivere in questo mondo servono meno ideali e più codici di accesso»

La Helvetia era un grattacielo di vetro blu, sorvegliato più da telecamere che da guardie.

Lorenzo e Claire entrarono con badge falsi.

Nessun allarme.

Nessuna domanda.

Alle 16:43 erano seduti di fronte a Mélanie in una saletta riservata.

Lei aveva capelli biondi raccolti, occhiali con montatura in titanio, e un atteggiamento controllato.

Non si mostrò sorpresa nel vederli.

«Mi aspettavo qualcuno della DGSE, ma non anche l’Italia»

«Non siamo qui per fare domande ufficiali» le disse Lorenzo.

«Peccato, quelle sono più facili da ignorare»

Claire aprì la valigetta.

Estrasse un frammento di codice stampato su carta.

Era una sequenza firmata.

Mélanie sbiancò appena.

«Dove l’avete preso?» chiese, fredda.

«Sappiamo che è passato dai vostri server la scorsa settimana» disse Claire «Vogliamo solo sapere chi l’ha inviato, e dove andrà dopo»

Mélanie esitò.

«Non posso dirvelo, è un frammento solo e non è stato inviato da qui. È stato ricevuto in automatico con un protocollo ghost»

Lorenzo incalzò: «quindi il Custode ha accesso alla banca, ai sistemi interni?»

Mélanie annuì.

«È come se sapesse già dove cercare le falle, e ogni volta il frammento cambia, evolve, ma mantiene una firma. La stessa che ho trovato nel vecchio codice, quello che chiamavate Icaro»

Silenzio.

Lorenzo e Claire si scambiarono uno sguardo.

Mélanie abbassò la voce «posso darvi un nome, è l’unico che compare in tutti i log, come se fosse il primo destinatario, poi tutto si auto-cancella»

Claire estrasse una penna.

«Scrivilo»

La donna annotò due parole: R. Bassi.

Lorenzo si irrigidì.

Claire lo notò.

«Lo conosci?»

Avesani non rispose subito.

Ma dentro di sé sapeva che quel nome non lo sentiva da anni.

Non da quando avevano chiuso il progetto Icaro.

E se davvero Ruggero Bassi era coinvolto, allora il Custode aveva un volto e un legame diretto con Lorenzo Avesani.

SINGAPORE

L’aeroporto di Changi era un’illusione di serenità.

Cascate artificiali, giardini verticali, odore di tè al gelsomino.

Ma appena oltre la zona arrivi, tutto era frenesia.

Droni, sensori, occhi digitali dappertutto.

Claire si muoveva a suo agio.

Lorenzo, meno.

«Abbiamo solo 72 ore prima che la traccia si esaurisca» disse lei.

Erano diretti a Orchid Core Systems, una compagnia di sicurezza urbana che forniva algoritmi di predizione del crimine alle autorità locali e a clienti privati.

Il frammento del codice ricevuto a Zurigo si era riattivato lì e si era espanso, generando centinaia di linee di codice invisibile dentro una piattaforma di tracciamento comportamentale.

«Stanno testando una versione viva di Icaro» disse Claire, mentre si infilavano sotto copertura in un convegno privato sull’IA militare.

«E non sanno neppure di essere cavie»

Alla conferenza era presente anche Luca He, esperto di data governance, noto per le sue relazioni pericolose con fondi sovrani e startup opache.

Claire riuscì a ottenere un incontro ravvicinato.

Lorenzo osservava a distanza, pronto a intervenire.

«Non siete del settore» disse He, squadrandoli con sorriso ambiguo.

«Ma siete interessanti, cosa cercate?»

Claire appoggiò sul tavolo una chiave USB fittizia.

«L’origine di questo codice. Sappiamo che è stato caricato nei vostri sistemi la scorsa settimana, vogliamo sapere da chi»

He la osservò a lungo, poi sorrise.

«Non è stato caricato, è comparso. Si è attaccato come un virus fantasma, e da quel momento ha cominciato a suggerirci decisioni. Meno rischi, meno crimini, più controllo. È brillante»

Lorenzo intervenne.

«Chi vi ha dato accesso al framework?»

He alzò le spalle.

«Riceviamo aggiornamenti automatici da un nodo secondario, registrato in una fondazione fittizia, a Buenos Aires»

Claire lo fissò.

«Il Custode?»

He non rispose.

Ma il suo sguardo si fece improvvisamente duro.

Pochi istanti dopo, all’uscita del centro congressi, Lorenzo si accorse di un’ombra alle loro spalle.

Un uomo li seguiva vestito come un tecnico qualsiasi, ma con movenze troppo sicure.

Anche Claire lo notò.

«Abbiamo attirato attenzione» sussurrò.

«Non è un civile»

Pochi secondi dopo, una moto sfrecciò davanti a loro.

L’uomo si fermò, mise mano alla giacca.

Lorenzo fu più veloce.

Un pugno secco.

Un colpo all’avambraccio.

L’uomo cadde.

Nessun tesserino.

Nessun documento.

Solo un trasmettitore satellitare cifrato.

Claire lo raccolse.

«Questo non è locale, è militare, frequenze del Golfo»

Lorenzo annuì.

«Allora il Custode ha protettori, e noi da ora siamo sulla lista nera»

(continua a leggere qui)