CONSIDERAZIONI SULL'ESTREMA DESTRA

Del tanto famigerato termine “estrema destra” né prima né durante le due guerre mondiali nessuno aveva mai sentito parlare, spuntò a seguito dell’occulto reclutamento statunitense nei confronti di appartenenti alla galassia ex-fascista o neo-fascista, nel caso vi fosse stata un’invasione dell’allora Europa occidentale da parte dell’Unione Sovietica.

In Italia soprattutto, tali appartenenti avrebbero quindi dovuto agire per via separata, esterna da quelli che erano gli ordinamenti legislativi e le forze ufficiali allora in atto, tutto ciò finché non si comprese che il pericolo maggiore sarebbe potuto giungere da più interne strategie inerenti l’arco costituzionale (e non più tanto legate al discorso sovietico o comunista) di una nazione, l’Italia, comunque uscita sconfitta dal conflitto bellico, la cui sovranità sostanzialmente era limitata a potenze straniere che non gradivano affatto una sua troppa, per quanto minima, indipendenza strategico-politica.

Proprio per questi motivi, da parte degli Stati Uniti, accertate meglio alcune garanzie dall’interno dell’arco costituzionale (per il tramite della Democrazia Cristiana) fu fatta, a un certo punto, tabula rasa delle suddette schiere extra-parlamentari, eccetto per alcuni individui.

Da allora “estrema destra” è sinonimo di presunta teoria politica extra-parlamentare, esterna, estrema alle cosiddette decisioni di palazzo.

Nonostante una costituzione antifascista, a causa della sua condizione di nazione sconfitta, a confronto di altre vicine potenze quali Gran Bretagna, Francia e Germania, l’Italia subisce ancora un notevole ritardo: non può ancora permettersi di formare delle autorevoli élites del lavoro e del potere, che siano in grado di integrare al meglio nei propri ambiti le eccellenze fuoriuscenti da università o da scuole qualificanti di alto spessore, per poi a sua volta lasciare spazi più liberi a quegli immigrati che vogliano applicarsi in mansioni relative ai servizi più svariati.

A grandi linee, l’Italia è ancora carente a questo tipo di orientazione, nel senso anche di un virtuosismo famigliare, se questa orientazione c’è, è poco diffusa ed è ancora vittima di aspetti ideologici imposti secolarmente da circuiti apolidi extra-territoriali, o anche, per conseguenza, da più interne mentalità da "raccomandazione".

Ché nonostante ciò, ancora non si può dar torto a chi afferma e impone l’imperativo “prima gli italiani” e cerca comunque di ordinare al meglio questo tipo di circostanze, evitando esuberi che possano tradursi in microcriminalità e simili sistematiche conseguenze.