CONTATTISMO E ALIENAZIONE

La mia relazione con la suprema entità creatrice non è tanto subordinata a un aspetto fideistico, quanto a una concezione esperienziale della natura e del mondo, quando non priva, a confronto, di una propria suscettibile criticità.

Giocoforza, universalmente l’Iddio è indiscutibile, onnipotente, sulla scelta gerarchica, eterica e spirituale di presiedere presso il suo regno non dovrebbero esserci dubbi.

Ma pur non trattandosi di invocazioni né evocazioni, l’analisi che in lui riserverebbe comunque delle riflessioni o criticità, è dunque un qualcosa di attinente a questioni d’origine e d’eternità.

Ovvero la fuoriuscita dei cosiddetti Guardiani della Soglia, degli Arconti, degli stessi Satana e Lucifero - per citarne alcuni - quindi la dannazione eterna come irrimediabile procedimento, dovrebbe quanto meno addurre a delle responsabilità.

Difatti, dall’immenso circuito ermetico-metafisico, per questi “demonici” archetipi il compito è sempre infinitamente quello di non identificarsi e inevitabilmente cibarsi, sul tramite psichico-umano, degli stessi elementi della dannazione (dolore e caos come scissione-perdizione dall’unità originaria su base sessuale e morale-comportamentale).

È lecito quindi supporre, che si tratti di un Iddio che ha lasciato insorgere i suoi mostri, a cui prima di ritornare a lui è difficile sottrarvisi, intenti quali sono, e sotto forma di sopravvivente “alienazione”, nel riprendersi come un moto eterno e perpetuo ciò per cui sono stati dannati, quando persino attraverso l’omicidio o il sacrificio umano.

Soltanto una ristretta legione di uomini potrà minuziosamente contattare queste entità, che ben si guarderanno, comunque, dallo scenderne troppo a patti, per il rischio di non essere sacrificate a loro volta (motivo di invisibilità, salvo appunto rare criptiche evocazioni).

E questa volontà umana è spesso dovuta al fatto di non aver posto responsabilmente rimedio, per parte anzitutto dell’Iddio, a quel moto eterno e perpetuo di dannazione.